CARTOLINE DAL FUTURO
Silvio Motta
16 .11 .23 – 06 .12 .23
Presento per la prima volta presso questa galleria, – ideale luogo di incontro tra arte e architettura, una serie di mini composizioni chiamate “Cartoline dal Futuro” insieme alle rappresentazioni antropomorfe umanoidi, “Urban Warriors”, il mio lavoro del 2013, composte apparentemente con le tecnologie che impattano sulla nostra vita quotidiana: si tratta di collage di immagini meccaniche fuori scala per “ricostruire” l’uomo contemporaneo, un immaginario che fa riferimento a simbolismi e miti della società ipertecnologica dei nostri tempi.
La nuova serie di miniature tridimensionali, -stampe su plexiglas-, progettate a partire da un ridisegno del formato della cartolina tradizionale , nasce quindi dal lavoro precedente, quasi un prequel di memoria pre-adolescenziale, quando la sorprendente serie “Urania” di Mondadori cisvelava mondi fantastici e visioni futuristiche che oggi, a distanza di 50 anni, sono incredibilmente confermate in toto (è proprio vero che tutto ciò che si può immaginare già esiste e lo si può anche realizzare?).
Le Cartoline spedite nel passato da un futuro lontano, ci vengono consegnate oggi per raccontarci il nostro presente, ricordate la teoria della Relatività di Einstein, secondo cui lo spazio ed il tempo si deformano in prossimità di corpi molto massicci (stelle, pianeti, ecc.) oppure quando un corpo si muove a una velocità tanto elevata da essere comparabile a quella della luce, vedi il “Paradosso dei due Gemelli”* già scena finale nel celebre film di Kubrick “Odissea nello spazio”.
Questa suggestione è narrata anche nell’installazione video al piano inferiore montato su un brano composto da Claudio Lugo, tratto dal CD “Minotrauma” della Dolmen Orchestra dove una danza tribale arcaica evocata dall’orgasmo sonoro del dio umanoide “Minotauro” rimanda alle sequenze video tratte da alcuni film storici della fantascienza.
(*) Ci sono due gemelli di 40 anni. Uno dei due è un astronauta e sta per partire in un viaggio a bordo di un’astronave. I due gemelli si salutano. L’astronave deve raggiungere una stella a 10 anni luce e poi tornare, viaggiando al 66% della velocità della luce. Al termine della missione l’astronave torna sulla
Terra. Se viaggia a 2/3 della velocità della luce e la stella dista 10 anni luce, l’astronave impiega 15 anni per raggiungerla e altri 15 per tornare sulla Terra. Quando l’astronauta torna a casa riabbraccia il suo gemello che ormai ha 70 anni. Il gemello astronauta è però otto anni più giovane dell’altro, ha 62 anni.
Durante il suo viaggio sull’astronave il tempo è trascorso più lentamente, perché il razzo si è spostato a velocità elevatissime. Sulla Terra, invece, il tempo terrestre ha continuato a scorrere normalmente. Per questo motivo al suo ritorno l’astronauta è più giovane del previsto. Per entrambi i gemelli il tempo ha continuato a scorrere normalmente ma a velocità differenti e nessuno si è accorto di nulla. Gli effetti si sono visti soltanto quando i due gemelli si sono incontrati nuovamente sulla Terra.