COME, BRING YOUR LUGGAGE NOBLY ON YOUR BACK
Attilio A. Terragni
05 .10 .23 – 26 .10 .23

L’OBLIQUO

Mi chiedo: come siamo venuti a sapere questo e quello?

Come siamo venuti a sapere che questo o quello lo dobbiamo intendere così o cosà e che su questo e quello siamo concordi?

Lo siamo venuti a sapere muovendoci obliquamente, insinuandoci nelle linee orizzontali delle parole scritte e in quelle verticali delle parole dette.

L’obliquo è, infatti, il modo di fare esperienza, il che vuol dire il stabilire una nostra posizione, un luogo dell’adesso, dell’oggi. La forma del Tempo è obliqua e corrisponde a cose che ci sono ancora ignote.

Ognuno di noi, infatti, risponde secondo le linee oblique che è stato capace di creare. E’ come nel tennis.

All’inizio si tracciano per terra alcune linee orizzontali e verticali, le così dette regole del gioco; linee sempre uguali che abbiamo ereditato dal passato. Quando si gioca a tennis, quando cioè entrano in campo la vita e il Tempo, tutte le traiettorie delle palle sono oblique e sempre alla ricerca di un punto miracoloso.

L’obliquo è la direzione della sconfitta e della vittoria.

Perfino l’asse terrestre è obliquo e quando lo seguiamo quest’asse obliquo, cioè l’inaspettato della la vita, l’orizzontale e il verticale ci riportano sempre il gelo dentro le cose ed è come se qualcosa di freddo ricominci a muoversi e ci stesse congelando dall’interno.

Le conseguenze dell’obliquo, nella nostra cultura, sono troppo spesso viste in “negativo”, come un evento che interrompe e rende inutilizzabili le certezze su cui dovrebbero basarsi le nostre decisioni. Purtroppo non è così, qualsiasi evoluzione non è semplice, non ha un solo principio ed è molto più probabile che non ne abbia nessuno, ma se ne ha uno è quello della magnifica proliferazione delle forme che si creano spontaeamente nella rotazione intorno all’asse obliquo della Terra.